La stalla è stata costruita nel 1890 e fino al 1966 ha tenuto la struttura originale, nel ‘66 con l’alluvione di novembre è stata distrutta, facendo morire tutte le bestie: mucche, pecore, maiali. conigli, galline. È morto tutto.
Negli anni ‘70 dopo la ricostruzione, è stata riportata in vita, fino al 1988 quando, per anzianità dei nonni, era troppo faticoso mantenere animali.
Dal 90 al 96 è stata ristrutturata diventando una abitazione nella parte superiore che veniva usata per depositare il fieno per l’inverno e mantenendo invariata invece la parte della stalla, e la “canevetta” (cantinetta). Ora la “canevetta” è diventata una stanza abitabile e la stalla una mostra.
Io, quando ero ragazzo, portavo fuori il letame, portavo il latte al “caselo” (caseificio) e portavo a casa lo scolo (siero proveniente dalla lavorazione del latte) usato per dare da bere ai maiali.
La mattina, prima di andare a scuola, portavo il latte alle persone che lo acquistavano, facevamo anche il burro in casa.
L’autunno si uccidevano i maiali per fare le salsicce e le “bersole” (braciole), e quando succedeva, i signori che facevano le salsicce, prendevano in giro noi bambini, mandandoci a chiedere ai vicini il “cura rece” (attrezzo per pulire le orecchie) un attrezzo che non esisteva, veniva usato come scusa per mandare via i bambini mentre ammazzavano il maiale; essendo però un’attività necessaria per il nutrimento di tutto l’anno, non veniva vista come una cosa violenta o negativa ammazzare gli animali.
Il maiale veniva ucciso con una pistola dove al posto di uscire un proiettile, usciva un pistone.
Il maiale, una volta morto, veniva diviso in pezzi, ogni pezzo serviva per produrre diverse tipologie di carne, mezzo maiale lo vendevamo e compravamo un quarto di mucca.
La motra, una cassa di legno, serviva per impastare la carne macinata per fare salsicce e bersole.